La psicomotricità educativa – intervista a Valeria

In questo articolo riportiamo un estratto dell’intervista radio a cui ha partecipato Valeria Furnari, psicomotricista che opera nella nostra associazione. Tutta l’intervista si sviluppa attorno al tema della Psicomotricità in ambito educativo e preventivo, spiegando di cosa si tratta e riportando diverse esperienze concrete in cui è stata applicata. Al termine di questo breve articolo potete trovare il link per ascoltare l’intera intervista in cui Valeria racconta diversi aspetti interessanti di questo mondo così ricco e sorprendente.
Buona lettura!

G: Che cos’è la psicomotricità?

V: Vi rispondo subito citando uno dei miei docenti universitari, il professor Nicolodi, che al tempo della nostra formazione in psicomotricità educativa e preventiva, alla domanda “che cos’è la psicomotricità” ci rispose così: “La vita si scopre vivendo, l’amore si scopre amando e la psicomotricità si scopre giocando”. Ecco capite bene quindi come la psicomotricità, più che da definire sia da esperire, da giocare. È sicuramente più semplice in realtà dire cosa non è la psicomotricità. La psicomotricità, e nello specifico la psicomotricità educativa di cui io mi occupo, non è terapia (perché la terapia spetta per l’appunto ai professionisti sanitari, i neuropsicomotricisti), non è ginnastica, non è educazione fisica, non è esercizio fisico, non è lo spazio della ludoteca. Che cos’è? È un’attività di gioco spontaneo attraverso la quale i bambini hanno modo di utilizzare lo strumento che padroneggiano meglio di chiunque altro, ovvero il gioco stesso, e lo utilizzano per sperimentarsi, per sperimentare, per comunicare con l’adulto, con i pari, per relazionarsi, per esprimere quelli che sono i loro bisogni, i loro desideri, le paure, le fatiche. Insomma il gioco rappresenta a pieno titolo il motore per uno sviluppo armonico del bambino e la psicomotricità offre questo tempo e questo spazio di gioco; potremmo dire che la psicomotricità è una sorta di palestra emotiva dove il bambino attraverso il gioco fa esperienza di sé, fa esperienza dello spazio, degli altri, ha modo di elaborare e di metabolizzare i vissuti che fanno parte del suo percorso di crescita e i vissuti da elaborare non sono sempre positivi, non sono sempre semplici, e il bambino può farlo all’interno di una dimensione ludica che lo accompagna, lo sostiene e gli dà sicurezza.

L’intervista continua parlando di come varia l’approccio psicomotorio a seconda delle età dei partecipanti, raccontando l’esperienza dell’utilizzo della psicomotricità in un percorso di formazione per genitori e rispondendo ad altre interessanti domande.

Puoi ascoltare l’intervista integrale a questo link!
https://bit.ly/INTERVISTA_valeria

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